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I no global: “Basta G8 in città già distrutte: noi che ci stiamo a fare?”

Organizzare il G8 a L’Aquila è stata veramente una genialata: successo organizzativo, buoni contenuti, attenzione del mondo concentrata sui danni del terremoto, ma soprattutto i no global totalmente spiazzati. Mentre Di Pietro cospargeva di fango il nostro paese, incoraggiato da innumerevoli filosofi di bottega suoi sostenitori, Berlusconi (e l’Italia reale, quella che è più portata a fare che a dire), incassava uno dei più grandi successi della sua storia politica.
Il virgolettato del titolo è ovviamente inventato, ma è fuori di dubbio che la decisione di spostare il G8 a L’Aquila avrà scatenato non pochi mal di pancia nei distruttori abituali di negozi: gente capace di trasferte di migliaia di chilometri solo per far danni, seminare terrore e lanciare proclami comprensibili (forse) solo da loro.
Il fanta-comunicato dei No Global si chude così: “Auspichiamo cha la ricostruzione dell’Aquila avvenga nel minor tempo possibile, per consentirci un raid distruggi-negozi riparatore in occasione dell’Assemblea annuale della locale Pro-Loco”.

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