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Reperti vitrei medievali ritrovati ad Altare

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La casa di Via Paleologo, nota come “Lascito Balestra”, all’interno della quale sono stati effettuati gli scavi archeologici

Fino a qualche anno fa c’era ancora chi bollava l’ipotesi più probabile sull’ìorigine del vetro di Altare come una leggenda o poco più. Si narrava infatti che a portare l’arte del vetro nel piccolo borgo di Altare fossero stati i monaci benedettini che abitavano un monastero costruito sull’Isola di Bergeggi, sulla costa della Liguria, a circa 20 chilometri da Altare. Presa coscienza delle grandi ricchezze boschive presenti nella zona, ebbero il formidabile intuito di richiamare alcune famiglie vetrarie dal nord della Francia per aprire nuove fornaci per la lavorazione del vetro, proprio ad Altare. Stiamo parlando dell’anno Mille o poco più.
L’ipotesi fu poi ripresa e studiata dagli storici, tanto da diventare la teoria più plausibile sul motivo dell’insediamento vetrario in Val Bormida. Oggi però, grazie ai social network, mi è capitato di conoscere persone francesi del nord dal cognome inequivocabile: De Borniol, facilmente identificabile come forma originaria di Bormioli. Le nostre chat hanno svelato che questi signori francesi di oggi ricordano ancora che in famiglia, in anni remoti, si lavorava il vetro e che avevano sentito anche parlare di una migrazione verso l’Italia. Ma esistono, o sono esistiti anche dei Raquette (Rachetti), Bround (Brondi), Varauld (Varaldi), eccetera.
In questi giorni, con il ritrovamento di reperti vitrei medievali proprio nel cuore del centro storico dell’Altare si va a colmare una lacuna importantissima, poichè, anche a causa di incendi, crolli e varie calamità che si sono susseguite nei secoli, non esisteva purtroppo finora una tesimonianza repertale diretta di vetri antichi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla nostra pagina Facebook questo articolo pubblicato ad ottobre 2018 su “Il Secolo XIX”ha riscosso un grande interesse e molte interazioni:

 

 

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